top of page

I "Lamentatura" della Settimana Santa a Calamonaci





I "Lamentatura" della Settimana Santa a Calamonaci

I lamenti della Settimana Santa costituiscono una delle principali espressioni del patrimonio musicale tradizionale della Sicilia, che vengono tramandati oralmente di generazione in generazione. Il tema dei canti è la passione e morte di Cristo; la forza straordinaria è dovuta al fatto che i “lamenti” con la modulazione della voce di diversi cantori riescono a suggestionare la sensibilità e suscitano una forte emozione negli ascoltatori. L’origine di questi canti risale all’XI secolo circa, con Jacopone da Todi, ma c’è chi fa risalire la loro datazione ancora più indietro, alla



tragedia greca e addirittura alle Sacre Scritture. Un tempo molto più che oggi, l’attesa della Pasqua aveva un carattere di penitenza ed in tempo di Quaresima i devoti digiunavano per partecipare alle sofferenze patite dal Cristo; i fedeli portavano in processione il Crocifisso percuotendosi ed intonando dei canti lugubri e lamentosi, detti, appunto, “lamenti”, “lamentazioni” o “mortori”. Questi sono forme poetico-musicali che accentuano il pathos narrativo della drammatizzazione e sono eseguiti dai cosiddetti “lamentatura”, composti da parecchie voci: il solista che esegue le strofe, ed il coro, che interviene a rafforzare la nota finale della strofa eseguita dal solista. Essi sono il grido di dolore della Madre per la perdita del figlio, l’urlo dell’umanità per non aver compreso la Parola di Gesù. Tramite questi canti si ode, metaforicamente, il grido dell’Addolorata che cerca prima il Figlio e poi lo ritrova morto sulla Croce. La tradizione orale, attribuisce a ogni testo un significato specifico in virtù del momento in cui è prevista la sua esecuzione.

L'Associazione "Michele Palminteri" di Calamonaci si è da sempre adoperata per il mantenimento e la valorizzazione di questo patrimonio culturale, oggi più che mai necessario in un'epoca che tende sempre più all'abbandono della memoria ancestrale. Sono serviti sicuramente a questo scopo la pubblicazione, nel 1991, del disco “La tradizione musicale a Calamonaci”, a cura di Enzo Vacante e Giovanni Moroni, con la collaborazione di Ignazio Macchiarella, e l'organizzazione delle varie edizioni del Convivio musicale succedutesi negli anni.

Le edizioni del Convivio musicale sono state, tra l'altro, le occasioni di incontri fra i “lamentatura” della Settimana Santa di vari paesi della nostra Sicilia: fra gli altri, oltre a Calamonaci, Montedoro, Realmonte, Cattolica Eraclea, Cianciana e Mussomeli.

Il repertorio dei canti polivocali dei lamentatura eseguiti durante la Settimana Santa a Calamonaci si articolano in parti vocali definite, la cui esecuzione è affidata a un gruppo di cantori specializzati, i quali ricoprono tale ruolo in virtù di un lungo apprendistato. I lamenti sono eseguiti unicamente da uomini e sono caratterizzati da una struttura “ad accordo”: la parte melodica è svolta da un solo cantore e la parte corale è all'unisono con la finalis della melodia solista. La risposta corale viene eseguita all'unisono dagli “accurdatura”. I diversi repertori locali comprendono un numero variabile di canti con testo in latino, in siciliano e in italiano. Il repertorio di Calamonaci è costituito da dieci canti appartenenti a tre livelli linguistici: il latino, l'italiano e il siciliano. I testi in latino, tratti da fonti liturgiche, sono: Gloria, Populu me', Miserere, Posuerunt. Tre sono i canti in italiano – Alissà (Al Sacro Monte), Scali Bbiati (Scale Beate) e Silla Madre (Sei la Madre) – e tre quelli in siciliano: Quannu a Gesù, Santa Crucidda, Maria darrè li porti. L'uso dell'italiano e, soprattutto, del latino si presentano in forme ampliamente riplasmate. I lamenti tutt'oggi si svolgono la Domenica delle Palme e il Venerdì Santo. La Domenica delle Palme di mattina avviene la benedizione delle palme e dei rami d'ulivo presso il Calvario e da qui un corteo processionale si snoda fino a raggiungere la Chiesa Madre, dove già si trovano i cantori ad aspettare il corteo. Una parte del coro dei lamentatura ha già preso posto all'interno della Chiesa chiudendo il portone d'ingresso, mentre un'altra parte di essi si posiziona sulla scalinata di accesso del luogo sacro. A questo punto il cantore che svolge il ruolo di prima voce, si avvicina al portone, bussa tre volte e inizia a cantare il Gloria. Il coro interno alla Chiesa replica cantando le ultime parole della stessa strofa, si continua con questa alternanza di voci esterno/interno fino a quando non viene eseguito completamente l'inno. A questo punto si apre il portone e i fedeli entrano in Chiesa per assistere alla messa solenne.

Durante il Venerdì della passione i canti vengono eseguiti in due frangenti temporali. Intorno a mezzogiorno dal sagrato della chiesa Madre prende il via la processione dell'urna con il Cristo Morto e l'Addolorata. Il corteo funebre, nell'evoluzione metodologica sviluppatasi casualmente nel tempo, oggigiorno si divide in due gruppi: il primo procede in via Crispi ed è aperto dai suonatori di tamburo, che eseguono una battitura lenta e monotona, segue il sacerdote, l'urna del Cristo Morto, i cantori (che eseguono durante il tragitto due brani : Alissa' e Posuerunt) e i fedeli. Il secondo gruppo procede per la via Roma: il fercolo dell'Addolorata è trasportato a spalla dalle donne che eseguono anche alcuni canti. Le due processioni si ricongiungono in Piazza Dante e proseguono insieme fino al Calvario. Arrivati al Calvario l'urna viene deposta, il Cristo morto viene messo in croce e la Madonna viene posta al suo lato destro. Prima e dopo la predica del parroco i cantori eseguono altri canti ad eccezione di Scali Bbiati e Posuerunt.

A sera inoltrata, verso le 21:00 circa, ha inizio al Calvario la cerimonia della deposizione. Il gruppo dei cantori sale sul calvario e intona il canto Alissà. Finito questo canto e appoggiate due scale ai bracci della croce, intona il canto Scali Bbiati. Due cantori solisti, che eseguendo il canto rievocano la deposizione, salgono lentamente le scale soffermandosi sulle strofe e fanno in modo da far corrispondere ad ogni strofa del canto un gesto della deposizione fino a quando il Cristo viene finalmente schiodato dai due cantori solisti e consegnato dai restanti cantori nelle mani del sacerdote, il quale, dopo aver sceso dal calvario, lo depone dentro l'urna. A sua volta anche il fercolo con il simulacro dell'addolorata viene fatto scendere dal calvario. Prende così avvio la processione per il ritorno dei due simulacri in chiesa, i cantori si posizionano dietro l'urna con il Cristo morto e durante il tragitto processionale eseguono i brani del repertorio ad eccezione di Scali bbiati, Gloria e Posuerunt. Nell'entrare in chiesa i cantori iniziano ad eseguire il canto Posuerunt, con la voce solista coincidente con il cantore di maggior carisma. L'urna viene quindi posta alla sinistra dell'altare maggiore sotto la cappella di San Michele, mentre il simulacro della Madonna Addolorata viene posto sul lato destro. I cantori si collocano dietro l'Addolorata e continuano a cantare il Posuerunt nella modalità ad aggrissu. Questa modalità esecutiva, una vera e propria sfida vocale, vede i cantori eseguire la stessa strofa del canto più volte alternandosi con toni alti sempre più accesi. Dopo la predica del prete, a seconda della scelta casuale, vengono eseguiti altri brani ad eccezione di Scali bbiati e Gloria.




 
bottom of page